giovedì 6 dicembre 2012


Il mondo della fantascienza è molto vasto. Ad esso vengono associati temi fondamentali della filosofia e della vita.
Da sempre, l’uomo si pone domande sulla propria esistenza, sul passato, sul futuro, sul campo di azione del pensiero e su ciò che troverà dopo la morte. E come potevano la letteratura e il cinema in particolare attraverso la fantascienza non soffermarsi su questo fardello che ognuno di noi si porta dietro? Perché in realtà nessuno di noi può realmente sapere cosa ci attende dopo la morte, nessuna religione, nessun uomo, nessun predicatore potrà mai essere totalmente sicuro di ciò che prevede il nostro futuro. Nonostante questo l’uomo prosegue nella ricerca e nella speculazione filosofica per alleviare il senso di vuoto che ci lascia la nostra ignoranza.

Cartesio ha cercato di formulare un’ipotesi sull’argomento tramite il cosiddetto dualismo cartesiano. Quindi solo se noi potremo scegliere un trasferimento della mente (mind uploading) non distruttivo, la nostra morte diverrà un’esperienza da valutare post mortem conservando la coscienza della vita fisica precedente. In questo modo ci si vedrebbe morire attraverso nuovi occhi di una macchina che accoglie la nostra anima, così potremmo valutare le dinamiche del trapasso non come spiriti, ma come noi stessi sotto altra forma. (fonte : http://michelenigro.wordpress.com/2012/10/02/la-morte-ai-tempi-del-postumano/)

Questo concetto è riscontrabile nel prequel Caprica della serie televisiva Galactica. In questo telefilm, infatti, sono presenti due realtà, quella virtuale e quella reale. La questione straordinaria che stupisce gli stessi personaggi è la prosecuzione della vita dell’anima nonostante la morte del corpo. Zoe, infatti, muore nella vita reale a causa di un attentato. La sua mente però continua a vivere nella realtà virtuale, ma anche all’interno di un corpo robotico che si muove nella realtà. Questo criterio, che ritroviamo in Caprica, non è presente nel film culto della fantascienza “Blade Runner”.  Roy (un replicante) infatti pronuncia la famosa frase “…… e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia”.

Anche il mondo virtuale per eccellenza come quello di Caprica è costruito sulle basi delle teorie cartesiane di schematizzazione della realtà in modo da rendere il più reale possibile la finzione tanto che i personaggi stessi non riescono più a distinguere l’una dall’altra. Nel film “Blade Runner” è presente il concetto opposto in quanto anche i replicanti cominciano a sviluppare sentimenti umani e un’anima propria, restando comunque fedeli alla propria identità come rivela la frase conclusiva “ho visto cose che voi umani non potreste immaginare”.